Una mostra sul MURO tra Israele e Palestina

Non piú Muri

Bibliografia sulla Palestina

In questa prima parte ogni libro ha una breve recensione, curata da un amico, insegnante e scrittore

  • Susan Abulhawa, Ogni mattina a Jenin, Feltrinelli 2011

    Un notevolissimo romanzo autobiografico, scritto da una donna palestinese, capace di introdurre nell’«anima» dei suoi conterranei. Fa capire dall’interno, con una scrittura intensa, come la violenza subita e il desiderio di giustizia orientino tutta la vita dei palestinesi. Consigliatissimo, avvincente... la versione palestinese de "Il cacciatori di aquiloni". Un ottimo libro per iniziare.

  • AA. VV., Ebrei Arabi: terzo incomodo? Zambon editore 2012

    Il libro tratta della condizione degli ebrei che, arrivati in Israele dai paesi arabi, sono considerati ebrei di seconda classe e pesantemente discriminati. Mostra con ciò che l'ordinamento etnico dello Stato d'Israele non riguarda soltanto i suoi cittadini di origine palestinese.

  • Gilad Atzmon, L'errante chi? Zambon editore 2012

    Atzmon è un sassofonista e compositore jazz ebreo di livello internazionale, che ha sentito il bisogno di scrivere questo brillante pamphlet in cui esplora, con grande simpatia per i palestinesi, le ragioni profonde dell'avversione sionista nei loro confronti. L'esergo del libro recita: “i nazisti mi hanno fatto provare la paura di essere ebreo, e gli israeliani mi hanno fatto provare la vergogna di essere ebreo”.

  • Ghada Karmi, Sposata a un altro uomo. Per uno stato laico e democratico nella Palestina storica, Derive e Approdi 2010 (2007)

    Questa intellettuale palestinese, laureata in medicina, docente universitaria e scrittrice, esamina appassionatamente l’origine e i diversi aspetti della questione palestinese: “non mi sentirò mai in pace finché non vedrò risolto questo terribile conflitto”. La risoluzione, secondo l’autrice, non può essere che uno Stato unitario, intesa come l’unica strada possibile per entrambe le popolazioni. Karmi tuttavia non si nasconde la difficoltà attuale di questa soluzione, che – scrive - “occorre immaginare per tempo, non come un obbiettivo immediatamente raggiungibile ma come una prospettiva futura, un’aspirazione e un segno di fiducia nella fondamentale umanità di ebrei e palestinesi e di tutti coloro che desiderano vederli in condizioni diverse da quelle presenti”.

  • Ilan Pappe, Storia della Palestina moderna, Einaudi, II ed. 2014

    Questo libro è la più importante e documentata storia della Palestina scritta da un grande storico ebreo che, per le sue idee, è dovuto andare a insegnare in Inghilterra.

  • Ilan Pappe, La pulizia etnica della Palestina, Fazi ed., 2008

    Il testo fondamentale sul ‘peccato originale’ del sionismo.

  • Shlomo Sand, L’invenzione del popolo ebraico, Rizzoli 2010

    Un testo affascinante, brillante, ricco, di un docente di storia all’Università di Tel Aviv, in cui con grande copia di argomentazioni storiche, l’autore vuole dimostrare che non esiste un popolo ebraico, inteso come unità etnica nel corso della storia, ma solo una cultura ebraica adottata da varie popolazioni, asiatiche (Impero dei Kazari), esteuropee, nordafricane che giungono a comporre i due rami dell’ebraismo: quello askenazita in Europa orientale e quello sefardita in Spagna e Nordafrica. Taglia le radici al sionismo.

  • Shlomo Sand, Come ho smesso di essere ebreo, Rizzoli 2013

    Un vivacissimo e sofferto pamphlet che affronta il seguente problema: se l’identità ebraica è definita in termini puramente religiosi e quindi discrimina chi non lo è, “come può chi non è religioso ma umanista, democratico e dotato di un minimo di onestà continuare a definirsi ebreo?”; e, inoltre, se lo Stato d’Israele è basato sull’identità religiosa, e quindi discrimina chi non la accetta, come può definirsi uno Stato democratico?

  • Edward Said, La questione palestinese: la tragedia di essere vittima delle vittime, Gamberetti 2011

    La convivenza necessaria, Indice Internazionale (1999)

    Alcuni scritti militanti del più importante intellettuale palestinese, autore del fondamentale Orientalismo (1978), che seguono e riflettono sulla vicende dei rapporti fra palestinesi e israeliani. Said pensa che uno Stato unico sia l’unica soluzione alla lunga possibile ma che essa implichi una vera e propria rivoluzione culturale che sostituisca agli odi etnici la comunità dei cittadini. Non c’è dubbio che oggi – Said è morto nel 2003 - questa soluzione sembra lontanissima.
  • Palestina e Palestinesi, guida alla Palestina, Alternative Tourism Group, Ramallah 2011

    Una completa guida culturale per un viaggio a occhi e mente aperti in Cisgiordania e Gaza, scritta dai palestinesi che, presentando la loro terra, presentano le loro sacrosante ragioni.

  • Mahmoud Darwish, Una trilogia palestinese, Feltrinelli 2014

    Questo libro racchiude le più importanti prose del grande poeta palestinese (1941-2008), che è anche uno dei grandi poeti del Novecento. Darwish ha trascorso non pochi anni della sua vita in carcere e 26 in esilio. Membro importante dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, è stato estensore della Dichiarazione d’Indipendenza dello Stato di Palestina. Le sue poesie e prose testimoniano con altissimo livello di scrittura la condizione palestinese intesa quale condizione universale di chiunque venga spogliato di terra, casa, serenità e affetti ad opera dell’avidità e dell’odio.

Scarica il pdf con le presentazioni di ulteriori libri sulla Palestina.


Altre recensioni:
  • Edgar Morin, "IL MONDO E LA QUESTIONE EBRAICA". Raffaello Cortina Editore
  • Cecilia Gentile, "BAMBINI ALL'INFERNO". Salani Editore

Pubblico questa bella relazione sull'incontro dell'autrice di "Bambini all'inferno" con i ragazzi di una scuola di Pisa.

Relazione dell'incontro con Cecilia Gentile

di Francesca Migliorini - ITC "Pacinotti" di Pisa

Quest'anno il programma didattico di geografia comprendeva il mondo arabo e con questo dunque, anche la questione palestinese. Abbiamo cosí deciso di leggere un libro riferito a tale argomento "Bambini all'inferno" di Cecilia Gentile. Si tratta di una lettura molto scorrevole, semplice da interpretare e soprattutto molto significativa. La settimana scorsa, io e i miei compagni di classe abbiamo avuto la grande possibilità di partecipare all'incontro con l'autrice. Siamo partiti dal fatto che ai giorni nostri, non ci rendiamo conto di quanto siano importanti per altri stati, alcune cose che ormai noi siamo abituati a fare e consideriamo banali sciocchezze. Come ad esempio accendere il gas, far scorrere l'acqua attraverso il rubinetto e tanti altri piccoli gesti. Questo in Palestina purtroppo non avviene. L'autrice ci ha confermato di esser stata a Gaza, per osservare piú da vicino, la realtà che ci circonda e per farci capire che non siamo lontani da questi fatti così orribili. A Gaza è concentrato il maggior numero di bambini. Ogni giorno rischiano la vita per andare a scuola, ricevono acqua potabile da Israele per qualche ora una o due volte a settimana e soffrono la fame (Basti pensare alla foto del campo profughi palestinese a sud di Damasco, in Siria dove migliaia di personesono in fila per ricevere un po' di aiuto e dei viveri per sopravvivere). Ma la Signora Gentile, è voluta andare proprio lí, a Gaza. Ci ha raccontato che molti di questi bambini sono traumatizzati e chiusi in se stessi dopo brutte esperienze come queste.. Ma ciò nonostante lei ha avuto la forza, attraverso giochi e canzoni, di far crescere in loro un po' di positività, spensieratezza e un minimo di allegria per poter tornare a sorridere come tutti i bambini dovrebbero fare. Inoltre abbiamo parlato anche della costruzione del muro di separazione tra Israele e la Palestina iniziata nel 2004. Altri muri in passato sorgevano per separare, questo invece rinchiude milioni di persone in un'immensa prigione a cielo aperto. In questo modo, la Cisgiordania è stata divisa in tre parti ed è cresciuto anche il numero di check point, (posti di blocco) dove solamente pochissime persone riescono a passare da una parte all'altra. Alla fine abbiamo condiviso la realtà che la Palestina non potrà mai essere uno stato, a causa della frantumazione del territorio. Ma non per questo, non bisogna far finta che il muro non esista o essere convinti che questi eventi non ci riguardino, perché i palestinesi hanno ancora delle speranze. Speranze che vengono trasmesse attraverso i loro disegni sui muri che vogliono far capire che la loro mente, sogni e fantasia non verranno mai distrutti.

"IN CISGIORDANIA NON SI MUORE DI FAME, SI MUORE DI UMILIAZIONE"

Ecco, quest'ultima frase mi fa veramente riflettere sulla società in cui noi stessi viviamo, perché non è possibile che nel 2014 esistano situazioni così gravi nel mondo. Ma la scuola dovrebbe servire a questo. Far aprire gli occhi e far vedere la realtà che ci circonda, in particolare a noi giovani.. Conferenze ed incontri come questi, dovrebbero essere fatti piú spesso perché insegnano davvero molto, a livello educativo, morale e di conoscenza.

Cordiali saluti, spero di vederla presto a scuola.

Pisa, marzo 2014

Copertina del libro di Cecilia Gentile